IL PREMIER RENZI CHIEDA SCUSA AL POPOLO ITALIANO PER LA ROTTAMAZIONE DEL NOSTRO INNO.

L’autore dell’arrangiamento per il coro dei bambini che ha cambiato l'Inno: «L'idea è di mia moglie e Renzi sapeva». «I bambini? Erano felici». Siam pronti alla vita", e il coro dei bambini cambia l’inno di Mameli.  Un piccolo ritocco all’arrangiamento o un’offesa alla storia patria? Tra le inevitabili polemiche sul battesimo di Expo 2015 anche quella sull’inno d’Italia che inaugura l’Esposizione Universale a Milano. «Siam pronti alla morte…» è diventato «siamo pronti alla vita… l’Italia chiamò». Così i bimbi del coro delle voci bianche ha intonato l’ultima strofa dell’Inno d’Italia suscitando il sorriso gongolate di Matteo Renzi. Renzi rottama Mameli ,hanno modificato l’Inno? Non si può e non si deve, è la parola d’ordine dei contestatori. La signora Renzi, Agnese Landini, sfida le critiche mostrandosi amorevolmente commossa davanti al fuor d”opera dei bimbi. E Renzi si precipita a mettere la firma e a rottamare la strofa originale con piglio da Pierino: «Sì, siamo pronti alla vita e siamo pronti a dire benvenuti». Festeggia Renzi, con il paese al 13% di disoccupati. Mattarella: "Distribuire meglio il cibo", "Priorità il lavoro"..... Tutte frasi fatte prive di intenzioni serie da parte di lor signori viventi nel lusso e nello sfarzo! La mensa del senato (e di tutti i loro palazzi) quanto surplus di cibo getta via tutti i giorni? Quanto lo fa pagare un pasto ai milionari politici? Fermiamo un attimo il fotogramma, sostituiamo Renzi a Berlusconi e proviamo a pensare cosa sarebbe accaduto a sinistra se il Cavaliere avesse sostituito un pezzo dell'Inno. Per Renzi e i suoi c'è sempre una,si rottama tutto anche l'inno che per anni ha suonato in tutto il mondo un inno che per un periodo di tempo nessuno cantava,ma che con il passar degli anni era sempre di piu' un punto di orgoglio della Nazione intera,ma ora no non e' piu' valido quella parola Morte non piace al Reuccio Matteuccio,sa da cambiare in vita quindi si rottama.Siam pronti alla morte l'Italia chiamò,non piace proprio. Non si è mai pronti alla morte. Forse non lo era neppure quel ragazzo di ventuno anni che in un giorno di luglio si beccò una pallottola francese nella gamba. Era sulle mura del Gianicolo. A Roma. Non c'era 

l'Expo. Non c'erano neppure gli incappucciati. La meglio gioventù del 1849 era lì per un'idea stramba: la libertà. Ricordate Armellini, Mazzini e Saffi? Napoleone III che arriva in soccorso di Pio IX. La Repubblica romana che cade. Garibaldi in fuga e Anita che muore nelle paludi di Comacchio. Il ragazzo crepa di cancrena. Si chiamava Goffredo Mameli. Ecco, le parole sono sue. Queste. Queste di «siam pronti alla 
morte». Queste che i bambini italiani non possono cantare. Scusatelo. Non poteva saperlo. È morto troppo giovane. Provate a fare una cosa simile con l'inno francese,inglese tedesco,danese, americano o altra nazione del mondo occidentale ,in un manifestazione ufficiale e vedrete cosa succede. Da noi , Invece ,che nazione non lo siamo ancora, nè lo siamo mai stati, nè forse lo saremo mai ,basta guadare le risposte elettorali  ", il voto disperso che ha dato negli   ultimi 50 anni di finta repubblica. Ha portato  per decenni e decenni persone che hanno promesso qualcosa e in premio sono stati ricoperti di tasse , persone che hanno creato il più grande debito pubblico e a  pagarlo saranno  sempre gli elettori gli stessi che oggi inneggiano ancora uomini bugiardi .Di che vogliamo parlare amici? Di un’identità di nazione che non abbiamo.Vogliamo parlare di questi personaggi come il nostro Premier che non ha rispetto della STORIA DELLA NOSTRA NAZIONE o vogliamo parlare di quelli che  con lo stendardo e il potere cercano di sminuire la nostra identità e con la nostra storia  si  vuole  pulire il cuxxo mentre incassa soldi dalla nazione che esso rappresenta e viene anche votato e difeso. Mi dispiace vedere questa rassegnazione ,questo silenzio del popolo ,tutti zitti e muti per non dare fastidio altrimenti si arrabbiano e fanno la faccia feroce i nostri governanti ,i quali sanno bene  che non avranno reazione da un popolo BUE.Renzi nel suo delirio di onnipotenza si improvvisa anche paroliere. Il nuovo Mogol. Mandiamolo a Sanremo ma cacciamolo da Palazzo Chigi. Il "siam pronti alla morte" esprime un sentimento patriottico profondo,che purtroppo molti italiani non hanno.Per questo non capiscono il significato di quelle parole e lo storpiano,come in questo caso.C'è lo Spiegasse il Premier Renzi ?
Domenico Marigliano Blogger
 
 

Il testo dell'Inno nazionale

L'Inno Italiano


la bandiera italiana

Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota genovese Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il coidetto "Canto degli Italiani" nacque in quel clima di fervore patriottico che precedette la guerra contro l'Austria.

 

 


L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia lo resero subito il canto più amato dell'unificazione: non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. 
L'ufficializzazione del “Canto” quale inno nazionale della Repubblica Italiana, avvenne il 12 ottobre 1946.

Il poeta Mameli
Goffredo Mameli dei Mannelli nasce a Genova il 5 settembre 1827. 
Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e repubblicani, aderisce al mazzinianesimo nel 1847, anno in cui partecipa attivamente alle grandi manifestazioni genovesi per le riforme e compone Il Canto degli Italiani. 
Da quel momento in poi dedica la propria vita di poeta-soldato alla causa italiana: nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari partecipa alle cinque giornate di Milano, tornato a Genova, collabora con Garibaldi e, in novembre, raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica. Sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai Francesi, il 3 giugno è ferito alla gamba sinistra: morirà d'infezione a soli ventidue anni.
Le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo.


Il musicista Novaro
Michele Novaro nasce il 23 ottobre 1818 a Genova, dove studia composizione e canto. 
Secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano di Torino nonché convinto liberale, offre alla causa dell'indipendenza il suo talento compositivo, musicando decine di canti patriottici e organizzando spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle imprese garibaldine. 
Di indole modesta, non trae alcun vantaggio dal suo inno più famoso, neanche dopo l'Unità. 
Muore povero, il 21 ottobre 1885, dopo aver affrontato difficoltà finanziarie e problemi di salute. Per iniziativa dei suoi ex allievi, gli viene eretto un monumento funebre nel cimitero di Staglieno, dove oggi riposa vicino alla tomba di Mazzini. 

L'inno

Fratelli d'Italia 
L'Italia s'è desta, 
Dell'elmo di Scipio 
S'è cinta la testa. 
Dov'è la Vittoria? 
Le porga la chioma, 
Ché schiava di Roma 
Iddio la creò. 
Stringiamoci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L'Italia chiamò.

Noi siamo da secoli 
Calpesti, derisi, 
Perché non siam popolo, 
Perché siam divisi. 
Raccolgaci un'unica 
Bandiera, una speme: 
Di fonderci insieme 
Già l'ora suonò. 
Stringiamoci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L'Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci, 
l'Unione, e l'amore 
Rivelano ai Popoli 
Le vie del Signore; 
Giuriamo far libero 
Il suolo natìo: 
Uniti per Dio 
Chi vincer ci può? 
Stringiamoci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L'Italia chiamò.

Dall'Alpi a Sicilia 
Dovunque è Legnano, 
Ogn'uom di Ferruccio 
Ha il core, ha la mano, 
I bimbi d'Italia 
Si chiaman Balilla, 
Il suon d'ogni squilla 
I Vespri suonò. 
Stringiamoci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L'Italia chiamò.

Son giunchi che piegano 
Le spade vendute: 
Già l'Aquila d'Austria 
Le penne ha perdute. 
Il sangue d'Italia, 
Il sangue Polacco, 
Bevé, col cosacco, 
Ma il cor le bruciò. 
Stringiamoci a coorte 
Siam pronti alla morte 
L'Italia chiamò

 

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