GUERRA DI PREFERENZE, GUERRA DI MAFIE

di Gianmarco Landi

In questi giorni sto leggendo innumerevoli notizie riguardanti la battaglia tra Vitali e Fitto in Puglia, cioè tra i sodali al Presidente Berlusconi e i sodali al leader del voto strutturato non di sinistra in Puglia, denominati Ricostruttori. Non per ragioni di cuore protendo per il lato di Berlusconi ma per ragioni di testa. Essere di Forza Italia, per me, significa dover guardare la politica come ad un riverbero della tradizione democratica angloamericana, così come cercò di insegnarci Don Sturzo. Non si va nelle Istituzioni dopo aver militato in una guerra per bande, imparando a mangiare la merda con il coltello e la forchetta, e ossequiando il capobanda al fine di badare ad avere vantaggio da un'attività che si fa prima per se' stessi, per la propria banda, e poi, forse, per gli altri. Questa qui non è politica, e non intendo l'ambizione e l'orgoglio personale di emergere, di imporre una propria visione agli altri per tutti, che e' una cosa sana e naturale sottesa all'Arte di Governo. Intendo il modo insano con cui, specie al Sud, si impone la propria presenza politica unitamente al proprio diritto di imporsi sugli altri, cioè come la militanza politica viene intesa. La proporzionale a preferenze, meccanismo che esiste solo in Italia 'infamato' non a caso da DOn Sturzo, è il crinale più schifoso lungo il quale la politica scivola divenendo corrotta, depravata, ed infine asservita ai piccoli egoismi declinati tra le furberie e le piccinerie più meschine. Le correnti di partito, di qualsiasi partito, ormai non poggiano sulla cultura e/o su visioni etiche di impulso hegeliano su cui anche potersi dividere aspramente senza diventare barbari. Esse, oggi, sono solo bande organizzate per usare le Istituzioni a fini personali, perciò devono essere combattute perché inquinano la Democrazia e le Istituzioni, pregiudicando lo sviluppo materiale e spirituale delle Comunita', esattamente come certe piccole espressioni mafiose, al Sud ancora più o meno latenti, sono state divelte con la forza di una consapevolezza istituzionale e sociale. Anche la Mafia secoli addietro esprimeva tradizione, controllo del territorio, e alcuni contenuti di indubbio valore etico e morale che con il passare del tempo però, si sono man mano dissolti. Negli anni sappiamo che la mafia e' diventata solo un fenomeno di ignorante potere egoistico dedito ad attività man mano evolutesi in maniera contrastante con i principi di Libertà e Democrazia, quindi risultando delinquenza organizzata allo stato puro. Alla stregua di tale fenomeno si sta lentamente evolvendo la cosiddetta politica organizzata stabilmente, cioè di 'controllo' militante del territorio. In realtà il controllo non c'è, c'è solo il controllo dei meccanismi elettorali per occupare le Istituzioni. I tesseramenti nei partiti sono crollati man mano e prevalentemente sono nei numeri non sinceri, gonfiati a dismisura da soldi incettati con pratiche molto spesso al limite della legalità, se non del tutto illegali. Le competizioni a preferenze alimentano la guerra per bande svilendo totalmente il senso e la funzione delle Istituzioni, forzatamente curvate verso un uso di occupazione e asservimento a fini di utilità privata mascherata per pubblica. Per questi motivi la gente è schifata dalla politica e dai politici italiani e non va a votare, o quando va a votare, anche in Comunità di forte voto strutturato o tradizione Popolar Liberale, come la Puglia , la Sicilia o Milano, vota in massa per Grillo o per candidati improbabili provenienti da una sinistra scollegata dalla realtà, come Crocetta in Sicilia, Pisapia a Milano e alcuni anni prima, precorrendo i tempi, addirittura Vendola in Puglia. 

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